L’ALTERITÀ E L’IDEA DI STORIOGRAFIA EUROPEA
"Tutto ciò che semplifica l’Europa -idealizzazione, astrazione, o riduzione- la mutila. L’Europa è un Complesso il cui carattere è di riunire insieme senza confonderle le più grandi diversità e di associare i contrari in maniera non separabile."
E. Morin, Pensare l’Europa, 1987
L’UE si è proposta degli obiettivi, non ancora raggiunti, che ci vedono al momento impreparati. Quando questi si realizzeranno, dovremo modificare modi di essere e modelli di comportamento.
Ciò che appare evidente, infatti, è una situazione di arretratezza del nostro agire nell’ottica della globalizzazione.
Le basi ideali per la creazione di un’Europa unita esistono, ma fenomeni attuali, come l’immigrazione extracomunitaria, ci fanno aprire gli occhi sulla nostra incapacità di accettare e conoscere l’Altro, dato che non abbiamo ancora la piena conoscenza di noi stessi.
Termini come multirazzialità e tolleranza, ci pongono in un’errata situazione di superiorità.
L’idea che abbiamo di noi e dell’Europa rende impossibile comprendere il rapportarci con gli altri finchè ci nasconderemo dietro il buonismo, la tolleranza e l’ipocrisia della nostra cultura.
Ponendo come principio indiscusso e indiscutibile l’esistenza di una cultura europea, che funge da occhio verso l’Altro, la tendenza sta nell’eliminare tutto ciò che la ostacola e cerca di modificarla, trattenendo invece ciò che è utile al suo mantenimento, anche se in ambiti completamente diversi.
Un esempio positivo di ciò, sta nella riscoperta dei classici operata nel Rinascimento, che consentì l’allontanamento dal Medioevo, per garantire la sopravvivenza della cultura attraverso l’antichità. Il Medioevo viene abbandonato perchè non più in grado di dare una spiegazione ai cambiamenti umani e si attinge invece all’antichità, per salvare dal fallimento la cultura.
Tutt’altro che positivo è, invece, il problema della modernità: le conoscenze in questo caso sono in una condizione più avanzata rispetto al momento storico, e gli intellettuali cercano di dare spiegazioni ad ogni aspetto del reale escludendo ciò che non riescono ad interpretare. L’uomo è così privato della sua libertà di pensiero, e attraverso le conoscenze è in grado di rendere utile ai suoi fini il mondo oggettivato.
L’IDEA DI EUROPA FRA UN PASSATO INDEFINITO E UN FUTURO INCERTO
L’identità dell’Europa è stata creata in opposizione all’Altro e l’idea di Altro è anch’essa frutto degli interessi europei.
Molteplici sono gli esempi che ci giungono alla memoria, ma quello che ci offre una spiegazione esauriente è quello dei Greci.
Questo popolo affermò la propria identità contrapponendosi a molti Altri: gli asiatici, sottoposti a regimi dispotici; i barbari, privi di una lingua articolata; gli schiavi residenti, inferiori all’uomo libero; le donne e i meteci, esclusi dalla vita politica.
Abbiamo dunque, due categorie di Altri: quelli interni, che non essendo consci delle proprie diversità, non sono considerati pericolosi; quelli esterni, reputati in un primo momento minaccia da cui difendersi e un secondo momento, elemento di conquista.
Tutte queste componenti concorrono a formare l’identità greca, che si considera libera, democratica, dotata di una lingua articolata.
Evidenziando le caratteristiche asiatiche, molti storici hanno avuto la tendenza di considerare sin dall’antichità gli europei liberi e democratici. Così si considerava la Comunità Europea fino alla caduta del muro di Berlino rispetto all’Est, dittatoriale e comunista.
Queste idee furono le fondamenta da cui nacque l’idea di Europa; ma mentre ciò viene visto come motivo di solidità, noi vogliamo evidenziarne l’assenza di spiritualità.
A questa prima considerazione di un’Europa che nasce in contrapposizione all’Altro, si oppone una diversa visione storica: l’Europa nasce dal Medioevo grazie all’integrazione tra latini e barbari, che portarono agli Stati nazionali.
Qui si tratta di inserire le diversità culturali nello stesso ambiente geografico, per trovarsi alla fine con qualcosa del tutto nuovo.
L’Europa, in conclusione, si presenta con molteplicità e unità: le prime sono rappresentate dai diversi patrimoni culturali e le seconde dall’unione spirituale.
Le ipotesi esposte, tuttavia, non si contraddicono, ma sono due aspetti di uno stesso processo: l’Altro può essere sia motivo di unione, o anche causa di un atteggiamento di superiorità che può consolidare la propria forza sociale assimilando talvolta le alterità interne. Le diversità vengono, quindi, assorbite grazie al ricorso all’ideologia dominante che integra gli aspetti dell’alterità al mondo conoscibile e persuadibile.
L’ALTRO ESTERNO COME STRUMENTO DI COESIONE
L’Europa, seppur considerata laica, presenta fondamenta cristiane che fanno di questa caratteristica un elemento dell’ideologia dominante.
Sin dall’antichità, come ci dimostra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’assimilazione dell’Altro deriva dalla sua conversione religiosa.
La professione di una religione diversa, condanna all’identificazione degli Altri come nemico, e porta l’Europa ad una conoscenza radicata di sé come Europa Cristiana, capace di affermarsi in tutti i territori evangelizzabili.
L’Europa, da allora, si oppone e si presenta come entità cristiana.
Tuttavia, l’ideologia dominante non esclude scambi culturali con l’Altro, ma se li accetta, è solo per ottenere vantaggi per sé, e non per la loro potenziale capacità di modificare l’identità dominante. Così facendo, l’Altro viene neutralizzato.
L’ALTRO ESTERNO INGENERA SENTIMENTI DI SUPERIORITÀ
L’idea di Altro cambia durante le Crociate e la Conquista dell’America, con le quali esso non viene più visto come pericolo da cui difendersi, bensì come componente su cui esercitare la propria superiorità.
Analizzando le crociate, si può notare che, mentre in passato la paura dell’Altro aveva portato alla definizione di un’Europa Cristiana, ora l’Altro viene utilizzato per affermare la propria superiorità, anziché per fini unificativi; esso così assumerà caratteristiche di inferiorità culturale e militare che persistono tutt’ora.
Da queste battaglie esce vincente l’ideologia dominante che emerge come verità assoluta e unica.
La scoperta dell’America nasce invece nell’intenzione di Cristoforo Colombo, come tentativo di evangelizzazione di nuovi popoli, ma, in Europa, dall’ideologia dominante cristiana si passava già ad una laica e l’uomo da una concezione cristiana, diventa "uomo prometeico", capace di gestire da sé la propria vita, non più adeguandosi, ma modificando ciò che lo circonda. Tutto ciò sfocia nell’ascesa della borghesia.
L’uomo pieno di virtù e conoscenza diventa l’ideale europeo, un uomo che va oltre i limiti religiosi e materiali.
Dal canto suo, la religiosità di Colombo non sottolinea nell’Altro le alterità dal mondo cristiano, ma tende ad evidenziare elementi integranti, convivendo allo stesso tempo con la visione dell’uomo prometeico, che sottolinea i vantaggi materiali della Scoperta.
Queste due caratteristiche si riconoscono distintamente in Las Casas e in Cortes. Il primo, uomo cristiano, riunisce l’umanità in un’unica creatura divina; il secondo, modello di uomo prometeico, pone la ricchezza e il potere, come obiettivi primari.
Las Casas pur considerando tutti gli uomini uguali, crede nella necessità di riportarli tutti verso un unico Dio. La mancanza di una cultura sviluppata e di una capacità di reagire dell’Altro, fa si che questo non venga considerato diverso ma neutralizzato dall’ideologia dominante. Soltanto l’eventuale conversione dell’Altro in cristiano, lo distingue dal suo stato d’inferiorità.
Cortes, al contrario, considera l’Altro elemento di sfruttamento e di riuscita personale. Nemmeno la conversione può rendere l’Altro libero. I suoi fini sono di successo, individualismo e ascesa sociale, caratteri che emergono trionfatori nella società europea rinascimentale che si rafforza defraudando l’Altro persino dalla libertà personale.
Nonostante il progredire della nostra società, oggi, dopo molti secoli, coloro che costituiscono l’intellettualità moderna, ci impongono e cercano di convincerci che lo sfruttamento e/o la repressione siano fenomeni consueti, che dobbiamo accettare o addirittura ignorare.
Esempio palese di questa perversa visione di rapportarci con l’Altro, lo troviamo nel filosofo spagnolo Sepulveda, che afferma, senza troppi dilemmi, che "è legittimo assoggettare con la forza delle armi gli uomini la cui condizione naturale è quella di dover obbedire agli altri…"
Il Rinascimento manca di una spiegazione esauriente del perché l’Altro venisse considerato elemento sfruttabile, mentre da questo punto di vista, il Medioevo, seppur considerato arretrato, riusciva per lo meno a spiegare il perché di una guerra contro l’Altro.
In conclusione, le due caratteristiche di pensiero, anche se contrastanti, derivano entrambe dall’ideologia dominante su cui è fondata l’Europa.
GLI EREDI DI LAS CASAS
Gli illuministi fondarono il loro pensiero sul concetto di un genere umano unico in quanto unica è la ragione. In questo modo, le diversità si eliminano e diventano parte dell’ideologia dominante, la quale si rafforza maggiormente dato che ancora una volta rapporta tutto a sé.
Illuminismo è anche sinonimo di progresso, nonostante ciò, nemmeno l’arretratezza di alcune popolazioni, costituisce per questa corrente di pensiero, motivo di diversità: l’Europa narcisista è convinta che questo ostacolo si possa superare grazie al suo aiuto.
Questa non-identificazione permette all’Europa di espandersi, in quanto niente è diverso e tutto è Europa.
GLI EREDI DI CORTES
All’Illuminismo si oppone il mito dell’originarietà, che riconosce le diversità e legittima la superiorità di un popolo su un altro.
Anche all’interno della stessa Europa, si definiscono molteplici diversità e ideologie dominanti, ma permane quella comune dello sviluppo capitalistico, che sfrutta l’Altro in base alle conoscenze scientifiche su questo, e che trova giustificazione nelle teorie razziste che sostengono la massa.
Le inferiorità interne vengono superate grazie alle vittorie esterne della nazione, e si confermerà sempre più il valore di Sé a discapito del valore dell’Altro.
Fin quando l’individuo, qualunque sia la sua posizione sociale, si riconoscerà nelle vittorie delle nazioni, l’ideologia dominante diverrà sempre più forte.
Si possono trarre due conclusioni:
L’Altro non esiste, viene incorporato nell’ideologia dominante (Illuminismo, Las Casas). Positiva è la tolleranza, negativa l’assimilazione. Ignorate sono le diversità che porterebbero finalmente a metterci in discussione.
EUROPA OGGI, ALTRO OGGI
In Europa hanno sempre ragione e torto tutti: hanno ragione i cristiani che rivendicano certi valori, e hanno ragione i laici che ne rivendicano altri. E contemporaneamente hanno torto i primi e i secondi nel non saper accogliere il punto di vista dell’Altro.
Miriam Venier- Valeria Branca.