Appunti sulla conferenza – dibattito del 12 febbraio 2005                                

 

Relatore: dott. Paolo Meucci

 

La relazione del dott. Meucci  ha affrontato due grandi temi

Il processo di integrazione europea

L’allargamento a nuovi paesi

 

Il percorso ha toccato i momenti salienti della storia europea dalla fine della seconda guerra mondiale all’entrata nell’Unione Europea ,nel 2004,  di paesi di lingua slava.

Il dott. Meucci ha ripercorso tutte le tappe del processo di integrazione dai primi passi con il manifesto di Ventotene sino all’adesione all’euro e alla ventilata entrata della Turchia.

Dopo il 1945 finisce la leadership dell’ Europa e vengono cercate le radici comuni per sorvolare sui conflitti che avevano coinvolto i vari paesi, fallita la possibilità di un’unione politico – militare si consolida un’unione di tipo economico che vede la sua nascita negli anni cinquanta sviluppandosi sempre più nei decenni successivi; con la fine dei due blocchi il processo di integrazione al quale avevano partecipato quasi tutti i paesi dell’area occidentale ha una brusca accelerazione con l’adesione di vari paesi appartenenti all’ex blocco orientale.

Vengono sottolineati alcuni momenti, in particolare la dichiarazione di Robert Schuman del 9 maggio 1950 intesa come nascita del progetto di integrazione europea, la nascita della CECA nel 1951 che mette in comune quei fattori di produzione (carbone ed acciaio) che erano stati una delle cause delle guerre mondiali, il fallito tentativo della CED e la nascita della CEE nel 1957.

Si parla dei momenti successivi più economici che politici che hanno consentito ai paesi fondatori e a quelli che successivamente si sono aggiunti di divenire una potenza economica mondiale e soprattutto di consolidare i principi di democrazia e libertà.

Tutto questo ha consentito 60 anni di pace  nel continente europeo ed ha permesso, in questi ultimi anni, di riprendere il discorso di integrazione politica con la stesura di una Costituzione Europea tendete a preservare la cultura e l’identità dei singoli in un armonioso processo comune.

Del resto l’Unione Europea non è un “club dei ricchi” e anche gli stati più poveri ne possono far parte; alla base dell’integrazione non ci sono, infatti, solo standard economici, ma determinati valori economici e sociali, pertanto l’entrata di paesi più “poveri”  quali la Polonia o in futuro la Bulgaria e la Romania ed altri consentirà a questi paesi  di migliorare la loro situazione economica, migliorare il welfare e agli altri paesi di acquisire nuovi mercati.

La stessa Turchia ha firmato un protocollo per l’accettazione della Costituzione in caso di entrata nell’UE ed ha affermato di accettare i parametri di democrazia politica ,democrazia economica e di rispetto delle regole richiesti dall’UE e non ci sono limiti territoriali per far parte dell’Europa, del resto la Turchia in minima porzione territoriale fa parte del continente europeo.

Riguardo i colossi economici emergenti quali India, brasile e Cina il confronto è complesso in quanto lo sfruttamento di manodopera a basso costo creano una forte concorrenza nei confronti dell’Ue, ma con questi paesi ci sono da anni accordi economici e gli europei possono vincere, comunque, la sfida puntando sulle risorse umane presenti in Europa e potenziando le conoscenze della popolazione in particolare nella formazione personale.

Per i giovani sarebbe opportuna una maggiore uniformazione dei corsi di studio consentendo loro di avere conoscenze allo stesso livello.